giovedì 19 aprile 2012

3 DOSSIER UGDA: CANILE DI POGGIO SANNITA

dopo esposto “collettivo” nazionale proposto e organizzato da UGDA Sindacati ispettivi Sen.Cesarino Monti – Canili lager /Poggiosannita Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05167 Atto n. 4-05167 Pubblicato il 17 maggio 2011 Seduta n. 552 MONTI - Al Ministro della salute. - Premesso che: pur essendo passati vent'anni dall'entrata in vigore della legge n. 281 del 1991 a prevenzione e tutela del randagismo, la situazione degli animali vaganti, cani ma anche gatti, in Italia non può dirsi certo risolta, anzi il fenomeno in alcune regioni ha avuto una crescita esponenziale divenendo una vera e propria piaga sociale; secondo stime autorevoli i cani randagi in Italia sono quasi 1.000.000 dei quali solo poco meno di 150.000 sono ospitati in canili attrezzati e a questo numero ogni anno si aggiungono i circa 45.000 cani degli abbandoni prevalentemente estivi; stando a quanto pubblicato dagli organi di stampa ("Il Tempo" marzo 2009), risulta che dove la legge a prevenzione e tutela del randagismo viene applicata (regioni del Nord Italia), il fenomeno è quasi totalmente debellato, mentre nelle regioni del Sud la mancata applicazione delle disposizioni legislative ha determinato una situazione assolutamente fuori controllo. Si evince dai dati pubblicati sulla stampa che nelle regioni meridionali, infatti, non vengono attuati i piani di prevenzione delle nascite, imposti dalla legge, attraverso le sterilizzazioni da parte dei servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali (ASL) a ciò preposti; quando tale situazione sfugge al controllo provocando problemi di enorme impatto sociale come la sicurezza sulle strade, il diffondersi di malattie, il pericolo di aggressioni di branchi incattiviti dalla fame, dall'incuria e troppo spesso anche dalle violenze umane, si assiste a un rimbalzo di responsabilità delle autorità preposte all'applicazione della legge, che spesso individuano nella soppressione dei cani, (vietata dalla normativa vigente) una soluzione al problema. Vi sono, ad esempio, alcuni amministratori locali che, trovandosi a dover fronteggiare sul proprio territorio questa emergenza, emettono ordinanze al limite del lecito, cosiddette "affama randagi", condannando i cani a morire di inedia. Altrettanto frequentemente alcuni cittadini si fanno giustizia da sé in modo cruento o con esche avvelenate facendo morire gli animali tra atroci sofferenze; la gestione locale del fenomeno del randagismo, anche nelle regioni dove la normativa nella parte dedicata alla prevenzione del fenomeno è correttamente applicata, manifesta gravi criticità in particolar modo nell'esercizio dei canili pubblici o convenzionati. Queste strutture sempre più spesso sono lasciate all'abbandono ed al degrado, tanto che per l'opinione pubblica sono dei veri e propri lager dove gli animali ospitati sono costretti a vivere in condizioni di estrema precarietà, spaventosamente denutriti, malati, piagati, terrorizzati. La mala gestione di queste strutture e la mancanza dei controlli sanitari, obbligatori per legge, fanno registrare un altissimo tasso di mortalità degli animali presenti; a fronte di questa situazione lo Stato e le Regioni stanziano milioni di euro per le sterilizzazioni, il mantenimento e la costruzione di canili/rifugi, cifre che risultano inversamente proporzionali allo stato di benessere e sussistenza dei cani e dei gatti come sancito dalla normativa vigente; la regione Puglia, ad esempio, detiene la maglia nera per il proliferare del randagismo, nonostante siano stati stanziati un milione di euro per il controllo e la tutela dei cani vaganti. Infatti, stando sempre ai dati riportati dalla stampa, nel territorio regionale gli animali randagi vengono stimati in numero superiore a 70.000 di cui il 50 per cento femmine non sterilizzate. L'associazione a tutela degli animali randagi, la CICTO (coalizione internazionale contro la tortura organizzata dei cani, che raggruppa in unica organizzazione 40 associazioni europee), ha presentato numerose denunce alla Procura della Repubblica per denunciare la cattiva gestione del fenomeno da parte della regione e degli amministratori locali pugliesi; in generale, il fenomeno del randagismo sembra sempre più essere divenuto un business per le organizzazioni criminali che speculano sugli appalti e la gestione dei canili pubblici o convenzionati; il contributo medio di 3 euro al giorno per ogni cane fa entrare nelle casse di un canile 1.095 euro annui. Se un canile ospita 400 cani (numero ampiamente superato nella maggior parte dei canili del Sud) la somma ammonta a 438.000 euro annui, l'interrogante chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo intenda fornire i dati reali del fenomeno del randagismo nel Paese divisi regione per regione, individuando le zone territoriali dove vi siano maggiori criticità; quali provvedimenti intenda adottare per garantire che i finanziamenti finalizzati al contrasto del randagismo non siano preda di speculazione da parte delle organizzazioni criminali, attivando, nell'ambito delle proprie competenze, un monitoraggio della situazione attuale con l'obiettivo di rimuovere le evidenti criticità al fine, da un lato, di contrastare la crescita esponenziale del fenomeno a garanzia della sicurezza dei cittadini e, dall'altro, di salvaguardare la tutela e la salute degli animali nel Paese. Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06880 Atto n. 4-06880 Pubblicato il 15 febbraio 2012 Seduta n. 675 MONTI Cesarino - Ai Ministri della salute, dell'economia e delle finanze e della giustizia. - Premesso che: la situazione delle scandalose condizioni dei cani nel rifugio abusivo di Poggio Sannita (Isernia) è stata, per diversi anni, oggetto di attenzione da parte di numerosi cittadini, impegnati nella tutela dei diritti degli animali, che in vario modo hanno ripetutamente inviato aiuti di ogni genere ai cani in difficoltà senza, però, aver assistito ad un minimo miglioramento delle loro condizioni di vita; nei primi giorni di dicembre 2010 fu pubblicato nel web un album intitolato "La villa dei cani morti viventi", con fotografie terribili di cani in pessime condizioni di salute e di denutrizione. Tale album suscitò l'indignazione di una moltitudine di cittadini che, coordinati dal comitato nazionale UGDA (Ufficio garante degli animali) al quale si erano rivolti, si attivarono con esposti depositati presso diverse Procure sul territorio nazionale; in seguito alla diffusione della notizia di una tale mobilitazione generale, riportata anche da numerosi mezzi di informazione del Molise, una consigliera del Comune di Poggio sannita denunciò a mezzo stampa, prima in forma anonima e successivamente a proprio nome, anche un vero e proprio cimitero di ossa nel terreno circostante la "villa dei cani morti viventi", con una stima di centinaia di cani sepolti e di un rilevante disastro ambientale; sempre nel mese di dicembre 2010, Edoardo Stoppa, di "Striscia la Notizia", fece alcune riprese che andarono in onda in due spezzoni; in data 20 gennaio 2011, per iniziativa del Ministero della salute, ci fu un blitz che determinò il sequestro amministrativo sanitario della struttura abusiva e fu nominato un referente per il randagismo nella regione, nella persona del dottor Claudio Di Ludovico; in seguito fu emessa un'ordinanza sindacale che proibiva al gestore di introdurre altri cani e obbligava a rispettare il piano concordato con il comitato nazionale UGDA per svuotare la struttura abusiva dal maggior numero di cani nel minor tempo possibile; nel piano di rientro dal debito sanitario della Regione Molise fu inserita la condizione che si superassero tutte le criticità dei canili lager ancora attivi sul territorio regionale e, tra questi, la cosiddetta villa dei cani morti viventi; nonostante le ripetute proteste del comitato, ai cani sotto sequestro furono applicati i microchip a nome del gestore della struttura, che in seguito continuò a opporre resistenza al piano di svuotamento, non permettendo al dottor Di Ludovico e al comitato UGDA di prelevare i cani per le cure, le sterilizzazioni e le numerose richieste di adozioni giunte nel momento di massima visibilità dell'emergenza; dal dicembre 2010 i cani di Poggio Sannita continuano ad essere sfamati, solo per dovere morale e civile e non per un obbligo legale, unicamente dal comitato UGDA, con il contributo dei propri soci, di cittadini e di associazioni impegnate anche a garantire le loro adozioni; attualmente l'associazione non ha più fondi per sfamare i cani intestati a chi gestiva la struttura abusiva che, quindi, avrebbe l'obbligo della loro cura e del loro mantenimento, ma che, invece, non ha mai provveduto ad un adeguato stato di benessere e sussistenza degli animali, si chiede di sapere: per quale motivo ai cani di una struttura abusiva posta sotto sequestro amministrativo sanitario siano stati applicati i microchip a nome dei gestori e non del sindaco, nonostante l'impegno assunto da UGDA e da altre associazioni a svuotare la struttura e la disponibilità a collaborare, a tal fine, con il primo cittadino, e chi abbia dato tale ordine; se risulti al Governo l'ammontare dei fondi stanziati dal bilancio della Regione Molise per il randagismo e in quale modo vengano utilizzati, considerato che la situazione del randagismo nella regione è totalmente fuori controllo; quali siano e a chi siano imputabili le responsabilità che negli anni hanno portato all'emergenza di Poggio Sannita.

1 commento:

  1. CANI Poggio Sannita (11 foto)

    alcuni dei cani malati ... lo sappiamo gli animali necessitano di cure quotidiane ...
    non aiutiamo chi ci vuole impietosire con foto di cani affamati e malati ...
    NOI AIUTEREMO SOLO CHI CI DIMOSTRA CHE ...GLI STESSI CANI POI GUARISCONO E DIVENTANO SATOLLI!Copyright © giuliabamonte
    https://www.facebook.com/media/set/?set=a.176088962413575.35012.172246146131190&type=1

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